Poi, improvvisamente, il vento cambia.
Arriva una brezza marina a pulire l’aria muffosa, ad invogliare la gente a respirare a pieni polmoni le prime assopite ore del mattino.
Si aprono le finestre sulla vita e su un nuovo giorno. Sventolano i ramoscelli, le tende e gli scuri sbattenti. Si percepisce il profumo dei primi fiori primaverili. Come per magia ci si riallinea al senso della vita.
E’ cominciato tutto a Bologna.
Studiando qua e là, mi viene in mente il verbo inglese “to empower” che significa letteralmente attribuire potere, incrementare in un soggetto la percezione di controllo su ciò che accade, la sensazione di poter compiere azioni efficaci per il raggiungimento di un obiettivo.
Penso all’Udinese e non so cosa sia successo in quelle ore di “ritiro” forzato per-partita.
Chissà perché, da allora, credo di nuovo nella forza della squadra, nella sua capacità di prendere in mano la situazione e uscirne alla grande. Sento che è una pagina di libro che è stata girata. Forse perché lo spero con tutta l’anima.
Il peso delle nuvole nere ci ha spezzato le ossa per molti mesi di delusioni. Abbiamo faticato, ci siamo inabissati in sabbie mobili piene di insidie. Addirittura ci si è avvicinati troppo al burrone della retrocessione, spauracchio allontanato con i tre punti del Dall’Ara.
Nessuno è stato risparmiato in un terzo atto di spettacolo tragi-comico lontano dai sublimi climax a cui eravamo abituati.
L’allineamento di buone energie si sente di nuovo. A Bologna l’Udinese si è ritrovata e riconosciuta, gettando via, calpestandola, una maschera che non le è mai appartenuta veramente.
Il senso di sconforto e di rassegnazione, di parole che non spiegano e non dicono, generatosi in queste settimane aveva intrappolato ed immobilizzato tutti gli attori sul palco, i protagonisti e le comparse e perfino il regista. Guidolin non sembrava capace di dare la scossa all’ambiente. Se in campionato si soffre, in Coppa si furoreggia: l’Udinese ha mostrato il suo volto migliore schierandosi in tutte le soluzioni, evidenziando un filo conduttore al di là degli uomini faro. Non solo un uomo ha saputo battere l’Inter, il Milan e la Fiorentina ma un collettivo ben orchestrato dal suo direttore.
Ieri sera, così come nelle due gare con le milanesi e in parte a Bologna, si è sentita una coralità che mancava da mesi, un senso di squadra pulsante e grintosa. Di Natale ha corso su tutti i palloni ed è ritornato al goal; Muriel ha regalato una prodezza balistica nell’occasione del secondo goal nonostante non al top della condizione.
Le simpatiche canaglie del Guido con la seconda partita da protagonista sicuro per il diciassettenne Scuffet, con i tocchi felpati di Nico Lopez, Bruno Fernandes, Allan, Pereyra e Widmer ( “ se li allenassi per due anni ci sarebbe da divertirsi….” – spiazza tutti Guidolin ai giornalisti a fine gara) hanno saputo tenere testa al pericolo viola, neutralizzandolo in molte occasioni e chiudendo la sfida 2-1 per i friulani.
E’ stata una battaglia sotto il diluvio che ha aperto la porta ad un’impresa che è lì a portata di mano. Martedì la truppa bianconera si giocherà al Franchi l’occasione per accedere alla storica finale di Coppa Italia, per la prima volta nella storia del Club. Le sofferenze fanno parte delle imprese. Esse si ottengono soffrendo, sennò non si chiamerebbero così, aveva detto il Mister in conferenza lunedì.
Ora non c’è tempo di respirare. Sabato arriva il Chievo e sarebbe fondamentale dare continuità ai risultati e ossigeno alla classifica. Per andare a Firenze con le scarpe lustrate all’appuntamento dell’anno.
Le recenti ravvicinate vittorie hanno riaperto il cuore dei tifosi.
Ieri tutta la tribuna sospinta dagli ultras ha sostenuto incessantemente la squadra cantando la nuova canzone “ Totalmente dipendente, io non vivo senza te…”.
Cantavano ad una sola voce accompagnando la melodia piacevole del campo. Attori e spettatori in sintonia. Mi sono venute in mente molte notti di note europee. Ci si è ritrovati tutti in un abbraccio a suonare lo stesso accordo.
Ora vogliamo gli applausi e anche qualche bis, prima che si chiuda il sipario.
Io sono pronta a lanciarti le rose rosse.
Alè Udin, noi ci crediamo.
Category: Coppa
IL NOSTRO CONCERTO
L’ Aquila ed il Falco e la prima è fatta
Piove sul Friuli ma la partita non è malvagia. L’ Udinese ha meno possesso palla ma è più pericolosa dei Viola tanto che con una bella azione finalizzata da Di Natale si ritrova in vantaggio ma quando la prima frazione volge al termine da una palla persa dal capitano nasce il tiro che trafigge un’ incolpevole Scuffet e l’ è tutto da rifare, o per dirla meglio ‘bisugne tornà a fà dut’. Anzi di più perchè in virtù dei gol che in trasferta valgono doppio ora l’ Udinese è in svantaggio. Nonostante l’ assenza di un pilastro come Danilo la difesa non delude, il centro regge, si vedono un p’ò troppi lanci lunghi ma il gioco è decisamente migliore che in altre occasioni. Poi comincia il secondo tempo e si rivede l’ Udinese che non sà che pesci pigliare, non pressa, non aggredisce, anzi stranamente lo fà di più la Fiorentina che virtualmente è in vantaggio. Il mago guido allora mescola le carte inserendo Badu che porta vivacità a centrocampo e Muriel che piazza la zampata vincente. Cambi perfetti quelli che fanno da chiave di volta, come ha detto Montella ‘una buona partita avrebbe potuto vincere chiunque’ per quanto riguarda l’ Udinese è vero il gioco latita non ci sono grandi idee ma c’è tanta voglia e questa spesso compensa certe mancanze o imprecisioni. Teniamo conto come ha detto il Guido che la Fiorentina è 4 in classifica ed abbiamo vinto, speravamo in qualche ripartenza in più, ma è andata bene, il gruppo c’è ed anche l la scommessa più azzardata Scuffet ci stà dando ragione, meglio sbagliare per aver deciso che non decidere. Se potessi tenere questi ragazzi per 2 anni con qualche innesto giocheremmo un calcio stupendo. Tra una settimana sarà ciò che dovrà essere, battaglia, solo se non fosse così non lo digerirei. Solo se fosse come metà della ripresa di questo incorntro non potrei ammetterlo. A tutti piace vincere e posso capire che a volte chi da anni tifa Udinese preferirebbe vedere le palanche investite in un parco giocatori di livello, più che in altre squadre, ma il calcio non è scienza e non sempre investire vuol dir vincere, però quasi certamente potrebbe voler dire sparire per il futuro. Ora conta il presente, quello che sabato ci metterà di fronte un Chievo ferito ma non domo, pronto a battersi come dovranno essere pronti i bianconeri, per poi affacciarsi alla sfida per la finale nel migliore dei modi, sperando che l’ Aquila, Totò, ed il falco Muriel volino ancora come oggi
I giovanotti di coppa stendono il Milan
A volte gli schiaffi fanno bene, servono a svegliarci ed è quello che è accaduto. L’ Udinese dei ragazzi è scesa in campo molle, imprecisa e confusa. Il Milan era poco di più ma se regali un pallone a Balotelli libero come l’ aria a 2 metri dalla porta non puoi che prenderti uno schiaffone di quelli che ti fanno sentire intontito per un bel p’ò. Così ti ritrovi sull’ 1 a 0 ed è appena iniziata. Nebbia e paura nelle menti friulane, in campo e fuori dove già si comincia a parlare di una disfatta, di mancanza di preparazione e di 1000 altri spettri che ultimamente hanno domato l’ Udinese, sfortuna inclusa soprattutto dopo un paio di lisci in attacco da paperissima. Ma i giovani, si sà, sono imprevedibili, folli ma incredibilmente, man mano che passa il tempo corrono e giocano sempre di più. Saranno chiacchiere da bar ma qualcuno, tra una birra e l’ altra, ha detto: ‘Nel calcio moderno vince chi corre di più’ se ci pensate è ciò che anche il Guido dice spesso, seppur con altre parole e senza la birra ‘Questa squadra se ha gamba può vincere con chiunque’ ed è stato così. Dopo il pugno nello stomaco a pochi minuti dall’ inizio, i timori sono svaniti, le gambe si sono sciolte ed i ragazzotti hanno iniziato a giocare senza paura, tanto, come cantavano i Pitura Freska ‘persi par persi, ndemo a consolarse’. Così hanno iniziato a correre ed il Milan non l’ ha vista quasi più. No non va tutto bene, i problemi ci sono, servono idee in mezzo al campo, compattezza in difesa, più cattiveria in attacco, dove una punta di peso non starebbe male, e maggior attenzione in tutti i reparti, ma questa partita dimostra che la voglia c’è. Se si può giocare così in coppa è possibile farlo anche in campionato. Benvenga Totò in forma e giochi pure come ha fatto contro la Lazio, ma quando non è così meglio che aiuti il Guido in panca ed entri a sfoderare la sua classe a difese stanche. Ora avremo almeno 6 scontri diretti, buona parte da giocarsi a ‘sportellate’ col coltello tra i denti e con poche leziosità perchè è in questo periodo che ‘O si fanno i punti o si muore’. Ci vuole coraggio, non è sempre vero che chi ben comincia è a metà dell’ opera, ieri è stato un crescendo ‘Rossiniano’ e potrebbe non essere un caso. l’ Udinese è stata più bianca che nera, non m’ interessano le mancanze o lo scarso impegno del Milan, l’ Udinese vogliosa e veloce ha vinto, 2 a 1 palla in centro e semifinale. Questo è ciò che conta. Godiamocela e poi sotto col Parma
I legni fermano l’Udinese
Possiamo star qui a parlare per ore ma quando prendi 3 pali, una traversa e non la metti dentro da 3 metri è difficile vincere una partita. Sarebbe però possibile pareggiarla se la difesa bianconera non si dimenticasse di essere una delle migliori del campionato ed evitasse di prendere 3 gol di cui 2 certamente evitabilissimi.
Per il resto cosa dire, lo Slovan è una squadra decisamente inferiore all’ Udinese ma, sia per demerito dei bianconeri, per l’ aiuto della dea bendata, o per il gioco semplice ma efficace, ha fatto 3 tiri e 3 gol giocando come spesso in passato faceva l’ Udinese.
Guidolin non riesce a digerire quel secondo sciagurato gol, evitabilissimo, che ha condizionato partita, risultato e forse anche il cammino europeo dell’ Udinese. Questo è il calcio, il bello ed il brutto di questo sport, l’ imprevedibilità, quella su cui ora deve far conto l’ Udinese perchè se puoi prendere 3 gol da chi non dovrebbe fartene nemmeno uno, puoi anche farli. Certo non sarà facile ma i conti si fanno alla fine. – See more at: http://udineseclub.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1941&Itemid=2#sthash.BXv4qGX1.dpuf
Udinese – Siroki 4-0
L’Udinese passa il primo turno preliminare di Europa League battendo 4-0 i volonterosi bosniaci del Siroki, Oltre al caldo insopportabile, da segnalare la magia da centrocampo di Lazzari.
Il 3-1 ottenuto in terra bosniaca, aveva già ipotecato la qualificazione ai playoff di Europa League. La gara giocata a Trieste rappresentava dunque una pura formalità per gli uomini di Francesco Guidolin, ma i bianconeri non hanno di certo abbassato la guardia: 4-0 il punteggio finale per Totò Di Natale e compagni, con un Andrea Lazzari autore di una prodezza da cineteca. Ad aprire le danze è proprio il capitano, che al 9’ non sbaglia solo davanti al portiere, sfruttando un’incursione del collega d’attacco Muriel. Nel primo tempo è un monologo Udinese, che non fa mai vedere il pallone agli avversari, spreca tanto perchè si connede troppe finezze e sfiora il raddoppio alla mezz’ora con lo stesso Di Natale (traversa) e allo scadere di frazione con Allan.
La ripresa è pura accademia, con ritmi blandissimi e un unico sussulto del Siroki con Ivaknovic al minuto 62 (tiro che sfiora il palo). La partita si risveglia di colpo all’82’, quando proprio Lazzari ruba palla a metacampo e si inventa il gol della vita, scagliando un missile mancino che coglie impreparato l’estremo difensore bosniaco: colpi riusciti in passato a gente come Beckham e Maradona. Nel finale c’è gloria anche per Domizzi, che firma il 3-0 con un bellissimo tiro da fuori area, e per Vydra nel recupero. Se era scontato il passaggio del turno per l’Udinese, il sorteggio di Nyon non sarà altrettanto prevedibile. I bianconeri, a giudicare dai colpi dei suoi pezzi pregiati, sono però già in clima Europa League.
Un abbraccio di stelle

Non è roba da tutti. Fortunati i presenti. Non è mancato il numero di Totò che ha aperto le danze, hanno cantato poi la Furia Bionda Dusan Basta, Andrea – bolide telecomandato dalla distanza – Lazzari (finalmente, te lo meritavi) e il sorriso smagliante del principe Vydra. Per l’amor di Dio Udinese, quanto sei bella!
Io la ricorderò come la notte degli abbracci della mia famiglia bianconera. Come sempre insostituibile compagna di vita perché l’unica capace di riempirmi il cuore e farlo traboccare di gioia. Ho abbracciato decine di amici: dal mio club a San Daniele, i più affezionati, signore dal bacino gentile e affettuoso come quelli di mia mamma ( quando la mia amica “strega” che azzecca i numeri e i marcatori e riceve messaggi premonitori mi ha sfiorato la guancia ho avuto la sensazione che fosse Mariute a farlo).
Non posso dimenticare le sbaccanate delle canaglie del mio direttivo, le bandiere sventolanti, i panini sbocconcellati prima di entrare. Occhi che si cercano in una immensa voglia di trovarsi vicini, complici, sotto lo stesso stemma bianconero che colora il cielo del Golfo di Trieste. Arrivati da ogni latitudine, figli di settori diversi, tesserati, non tesserati. Ma chi se ne importa. L’abbraccio di un ultras, l’abbraccio di un signore da tribuna. E’ la mia gente accomunata dalla voglia di stare insieme e volare alti con l’entusiasmo.
Il primo preambolo europeo è andato.
Oggi alle 13 sapremo chi, come, dove, quando. Intanto io mi eclisso un po’ per trovare luce calda ed ispirazione nelle isole del sud così care al mio Claudione che non manca come organo di esaltazione delle mie estati bianconere di una vita. Perché con l’Udinese è sempre festa. Analizzandomi ed andando a fondo per cercare un barlume di serenità ( è una ricerca che non finisce mai, un lavoro di cesello) posso affermare con certezza che l’Udinese mi fa star bene perché non divide le mie anime ma mi dà pienezza, unione e realizzazione. E’ l’unica strada che non ho mai perso, l’unico libro che non ho mai chiuso. La mia faccia. Il mio cuore. Il mio respiro. La forza dell’appartenenza. Mio padre e mia madre insieme. Uniti per l’unica volta come quando sono nata il 22 agosto del 1972.
Ciao Udinese, ciao amici bianconeri. Siete la mia famiglia ed è per questo che io vi amo e non sarò mai sola. Impagabili.