Come il sole all’improvviso

Parto da ieri, dalla conferenza stampa del Mister. Avevo già il microfono in mano pronta a lanciarmi in una domandina per niente tecnica ( lascio ai bravi colleghi veri l’impresa di trovare sempre nuove domande da rivolgere al tecnico di Castelfranco) ma adatta ad una ragazzina delle scuole superiori alle prese con i suoi temi di italiano. Sono molto curiosa e mi piace andare oltre gli schemi. Per questo non sarò mai una giornalista, quando si tratta di questa Udinese. Se posso porto in quella sede una domanda legata ai tifosi, qualche aneddoto. Ieri mi premeva evidenziare che, nelle cose della vita, il clima influisce molto, dà rilievo alle belle imprese, incupisce le miserie quotidiane. Ma il Mister mi ha anticipata e ha ricordato quando, solo qualche calendario fa, aveva invitato l’ambiente a “godere del sole”, in riferimento alla posizione da podio della sua meravigliosa squadra che non smetteva di fare punti. Fu prima in classifica per molte settimane, se ricordate. Il suo “godere del sole” era un carpe diem da viversi alla grande perché i tempi cupi e piovosi sarebbero arrivati. E così è stato. E’ la situazione non solo atmosferica che stiamo vivendo quest’anno. Con il microfono in mano mi sono lanciata in un “Mister, mi ha rubato la domanda: quest’anno nelle partite in casa non abbiamo mai potuto godere del sole. Sarà per quello che nemmeno quello dei risultati sembra splendere su Udine. Però dicono che domani migliora…”.
Volevo solo sdrammatizzare e osare sperare ciò che oggi si è puntualmente avverato: finalmente abbiamo visto l’anfiteatro delle nostre belle montagne innevate illuminato da un sole giallo e luminoso. Da quella posizione di Curva Sud non le avevo mai viste. Una meraviglia, un piacere degli occhi accompagnato da una brezza furbetta, pulita e frizzantina.
Una situazione che mi mancava: la sensazione di benessere e di respiro sciolto, sereno.
Guidolin ieri non sorrise particolarmente alla mia ingenua considerazione ma incalzò un “Siamo noi che dobbiamo migliorare”. Bene, da appassionata di calcio più che trentennale sotto il campanile dei Rizzi posso dire che oggi mi sono riempita i polmoni e lo sguardo di bel gioco, di sgroppate convinte. I giocatori correvano, sbranavano fette di campo verde, aggredivano avversari, osavano. Ho visto un bel valzer di azioni armoniche, una grinta aggressiva da cingolati con cuore, anima e voglia di vincere.
Al gol sono saltata in aria come una molla ma soprattutto alla fine delle ostilità mi sono sciolta in un abbraccio potente e liberatorio come un respiro rilassato. Sono uscita dall’apnea, immagine che mi ha suggerito la mia amica Monica, maestra che non spreca mai parole a caso e che domani andrà in classe e i suoi bambini saranno felici di vederla sorridere per la vittoria della sua Udinese.
Uscendo la mia espressione è cambiata: il mio mal di stomaco cronico è miracolosamente sparito lasciando dietro a sé uno sguardo fiero e sbarazzino, quella felicità del bambino che vede nevicare e sa che non andrà a scuola. C’erano le giostre di Santa Caterina alle spalle, i chiassosi autoscontri, le spaziali astronavi che ti lanciano lassù, spaccandoti il cuore e facendoti vibrare la cassa toracica. C’era aria di baracca, mista all’odore delle frittelle.
Al terzo tempo imperversava la porchetta degli amici di Roveredo in Piano, affettata dal buon Rudi, per me un sapore familiare e per i tanti tifosi radunatisi una festa per palato e pancia. E un profumo magnifico che catturava come una calamita.
Questo non è un articolo ma un canto di gioia perché la mia Udinese è tornata a vincere. Nessuno è capace di rendermi più felice, soprattutto quando l’urlo che ho dentro vuole uscire e gridare che noi siamo qui. Come il sole all’improvviso.
Godiamoci il sole, avevi ragione caro Guido.
Forza ragazzi, vogliamo sognare ancora.

24 novembre 2013
Biancamaria Gonano

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