Con la partita di oggi a Genoa, Francesco Guidolin raggiunge Giuseppe Bigogno con 172 panchine di serie A con l’Udinese, diventando l’allenatore bianconero più longevo di sempre.
E si appresta a scrivere un’altra storia dei record bianconeri. Ieri in conferenza stampa il Mister aveva commentato così: “ Sono molto contento, sono i record che mi piace battere in questa realtà. Per me è motivo di grande orgoglio e mi fa sentire bene, mi fa sentire importante QUI”.
Sembra che abbia persino pudore a lasciarsi andare troppo ai suoi sentimenti, teme di apparire troppo mieloso e, forse, “ruffiano”. In realtà, non sarebbe capace di dire una cosa che non pensa.
Ultimamente appare più taciturno del solito, forse deluso da qualche spaccatura che l’ultimo campionato ha creato a livello di tifoseria, ma quando parla del suo attaccamento a questa terra e a questa società il suo volto si riaccende e le parole diventano profondi solchi, pesanti, vere, non scontate.
Non si è mai lasciato andare a proclami, nemmeno quando veleggiava in mari d’alta classifica; non ha mai preteso campioni dalla sua società anche dopo cessioni importanti e ha sempre inventato nuovi talenti, in silenzio, lavorando sui campi di allenamento con una perfezione certosina.
Felice quando il sole gli consente i suoi giri in bici nel cuore verde del Friuli, anonimo e libero come il vento. Poche volte, per la verità, in questo inverno strano, piovoso e cupo come spesso i momenti della sua Udinese.
Questo è il suo essere contenuto, pacato, restio a troppi riflettori.
Ma quest’anno leggo nei suoi occhi un’amarezza e una tristezza che non l’avevano mai abitato. Credo dipenda dal fatto di essere stato messo in discussione dalla tifoseria quando i risultati non arrivavano. In tutte le società avviene come regola che accompagna i momenti di crisi delle squadre. Qui no, non proprio a me, avrà pensato, con l’orgoglio che è quello di chi ha fatto miracoli con normali mezzi a disposizione. Non è superbia, solo bisogno di sentirsi approvato ed amato. Chi di noi non lo pretenderebbe?
E lui, dopo le varie dichiarazioni d’amore incondizionato per la maglia bianconera che lo porterebbero a chiudere al carriera qui, non se l’aspettava. Quei mugugni sono stati deleteri più di una fila di sconfitte anche se sono stati sempre addolciti dall’affetto degli affezionati e dalle parole di stima della società che non ha mai pensato nemmeno per un attimo di far finire un idillio troppo profondo e radicato.
La sua sensibilità, il suo orgoglio e la sua piega sempre umana sono la sua ricchezza e il suo punto di fragilità. Il fianco scoperto da mostrare e un’apparente incapacità a battere i pugni sul tavolo.
In un mondo di eroi di cartone, belli nei loro musi duri e nei loro sorrisi di circostanza, incravattati nei loro ruoli impostati, il nostro Francesco sa tanto di casa, sa tanto di vero, sa tanto di amico.
Però credo che debba togliersi di dosso la sensazione che un amore sia finito. Sembra un innamorato ferito, pronto a tirare coltelli perché è stato tradito.
Mister, tu sei l’uomo della storia accanto per noi, sei arrivato dove nessuno è arrivato ma sei rimasto sempre “friulano come voi”. Hai scritto pagine di record e continui a scriverne.
Congratulazioni per questo nuovo traguardo. Ne aspettiamo altri in bianconero. Questa è casa tua, ricordatelo. Prendi la bici, la stagione delle piogge sembra passata.
Biancamaria Gonano