Category: Squadra

La scelta di Simone

scuffetDiciotto anni da nemmeno un mese. Io a quell’età pensavo alla lista delle cose da mettere in valigia per l’imminente gita scolastica o a studiare Kant per l’interrogazione di filosofia. Al massimo facevo la fila in farmacia per comprare le pastiglie per la pressione alla nonna.
Simone Scuffet ha diciotto anni nemmeno da un mese e ha fatto una scelta importante, andando controcorrente e scegliendo con il cuore di un appena maggiorenne ragazzo di Remanzacco, provincia di Udine. Ha rinunciato a saltare dal trampolino della consacrazione preferendo l’Udinese all’Atletico Madrid vincitore della Liga . Tutt’Italia parla del “gran rifiuto” del gioiellino friulano predestinato a bissare la carriera di Buffon. Troppe le somiglianze fra i due numero uno: il debutto in A ancora minorenne, il muro eretto a difesa della porta che moltissime volte ha fatto gridare al miracolo fin dalle prime parate, una sicurezza da veterano sposata ad un’irreale serietà e modestia.
Anche ieri Simone si è lasciato andare a pochi sorrisi spensierati tipici della sua età e in una conferenza stampa voluta dalla società per chiarire la vicenda e dare tranquillità al ragazzo, sorretto dal Ds Cristiano Giaretta alla sua sinistra, ha spiegato i motivi di una decisione eclatante che ha mosso i media dell’intero stivale calciofilo. “Di fronte a un interessamento importante bisogna pensarci bene, ma in questo momento sono convinto che Udine sia per me ora il posto giusto in cui crescere e formarmi professionalmente. Mi sono confrontato prima con la società, che mi ha comunicato l’interesse, con il mio procuratore e la mia famiglia”, mai con i compagni, perché ne sono rimasti fuori. Ho ascoltato anche i miei genitori, mi sembra una cosa normale ma la scelta è stata mia”, ha concluso.
Simone come Totò dunque. I tifosi si erano mossi con un sollevamento popolare che forse è stato decisivo. E ora lo adorano perché rappresenta il simbolo del Friuli da salvaguardare. Scelta di vita, scelta d’amore per la maglia.
Una scelta di una persona normale con delle priorità: perché a 18 anni forse è più importante finire gli studi e dedicarsi poi completamente al mondo del professionismo. Una scelta normale in un piccolo angolo di mondo che si chiama Friuli dove a volte la vita scorre più lenta che da altre parti. Una scelta normale per una famiglia di persone normali, anzi straordinarie proprio perché le trovi a fare la spesa nella latteria del paese o le vedi alzarsi presto per andare al lavoro.
Ciò che stupisce è l’incredulità, il senso di straniamento di un mondo spalancato sull’immediatezza, sul “vuoi vincere facile”, sul “tutto e subito” amplificato dalla rete e dai social di fronte a questa presa di posizione. Ecco perché Scuffet è diventato l’emblema di uno sport che ha ancora qualcosa di umano, che respinge un’offerta da far girar la testa come una cannonata dai trenta metri. Con nonchalance, scrollandosi di dosso la terra e rialzandosi in fretta.
Per qualcuno è uno spot per un’auspicabile rinascita del nostro calcio nazionale basato sulla freschezza dei giovani e non sulle poltrone che, recentemente, sono state ricoperte di macerie di un mondo in decadenza.
Ogni scelta è un bivio. E’stato sicuramente un momento tosto, di quelli che può metter in crisi un adulto, figuriamoci un giovane diciottenne. Ne ha piena consapevolezza, lo si sente dalle sue parole: “ Tutte queste attenzioni ti cambiano le abitudini ma mi ci devo abituare. Ma se diventano troppo ossessive possono anche danneggiare”. Qui sì, qui si sente la sua maturità e anche il peso del tanto crescere così repentinamente. C’è bisogno di tranquillità ora.
Magari Simone adesso studierà le lingue con maggior attenzione, anche lo spagnolo, chissà. Il futuro è suo. Però Simone, se puoi, cerca di non diventare grande troppo in fretta!
Vai Scuff, a chei de barete nesun ai pete!

Biancamaria Gonano – 22.07.2014

Notte bianca, cuori bianconeri

Tutto nuovo. Una presentazione in luglio prima di salire in ritiro per farla coincidere con la Notte Bianca del capoluogo udinese. La notte che anticipa i festeggiamenti del Santi Patroni, Ermagora e Fortunato di Aquileia, Martiri della Chiesa. Festeggiati oggi, 12 luglio.
Tutto nuovo anche il posizionamento del palco, rivolto di schiena al Castello di Udine, in modo da abbracciare, da posizione sopraelevata, tutta la folla di Piazza Libertà. Le ultime presentazioni avevano un layout diverso. Così forse ha più senso perché la scenografia della salita al castello è uno spettacolo che ti incanta. Soprattutto se in cielo splende la luna di ieri. Ma con il senno di poi tutti sono dei campioni, in questo caso di prospettiva.
Tutto nuovo, non la passione dei tifosi bianconeri accorsi alla spicciolata in Piazza.
Erano lì, in duemila e riempivano ogni angolo, ogni colonna, ogni davanzale, ogni gradino della Loggia del Lionello. Insieme alle statue di Ercole e Caco. Popolarmente chiamate Floreàn e Venturìn, personaggi mitologici narrati da Virgilio nel VI libro dell’Eneide e liberati della foglia di fico imposta per un pò dalla pruderie di molti. Sono lì da sempre a Udine, come l’Udinese e l’amore che vive fra i suoi tifosi, a volte arrabbiati, a volte delusi. Ma presenti sempre. Lì, nel cuore della città.
Nuova l’Udinese di Andrea Stramaccioni e del vice Dejan Stankovic, per ora solo nella forma e nella comunicazione, perché sarà il campo ad emettere i primi giudizi.
La mega truppa bianconera arriva abbondante come ogni anno ( più di 30 le pedine attualmente ) e si accinge a fare le valige per il ritiro montano di Arta Terme. Lunedì la truppa salirà in Carnia per continuare la preparazione abbozzata in questi giorni nel preritiro del Bruseschi. Due settimane per poter capire come scremare il gruppo e gettare le fondamenta di un nuovo ciclo.
Tante novità ma anche molte conferme: Pinzi, Domizzi e Di Natale acclamati dalla folla in festa; un Totò commosso ( gli occhi erano lucidi davvero quando il maxi schermo li ha immortalati in un primo piano che non aveva bisogno di molte parole) dall’affetto e dai cori, un siparietto ormai caratteristico fra il Paron Giampaolo Pozzo e il primo cittadino di Udine, Furio Honsell: alla vigilia del suo trentennale come Presidente e poi Patron della squadra, da sempre il suo primo tifoso, ha lanciato il sasso al sindaco per invitarlo a creare una movida all’interno dello Stadio, un parco giochi per le famiglie, usufruibile tutta la settimana….” Mi auguro che questo accada ma faccia presto perché io ho 73 anni…”. Pronta la risposta di Honsell pronunciata con un sorriso: “ Presidente, lei è un vulcano di idee…”. Come dire, vedremo di continuare al meglio la collaborazione…. E poi il presidente che invita tutti a divertirsi, scatenando un consenso generale e il coro. “C’è solo un presidente”. Immancabile scambio di slanci d’affetto sinceri fra un uomo che ha investito la sua vita nella sua creatura bianconera e un pubblico abituato a venti campionati di fila nella massima serie.
Verso la fine arrivano i due volti nuovi attesi dal pubblico a recitare la parte di protagonisti per riprendersi l’Europa. Stramaccioni e Stankovic appaiono emozionati e non fanno proclami. Addirittura Deki invita tutti “a parlar poco e lavorar molto”. Strama che si lascia andare a “ Udine è una città che ti incanta, non mi aspettavo tanto entusiasmo”. L’entusiasmo c’è e si respira nell’aria fresca di un’estate che sembra non decollare.
Una presentazione durata non molto, meno coreografica delle ultime che erano feste in piazza per la conquista di un Europa da Champions, il coronamento di stagioni eccezionali dell’Udinese di Francesco Guidolin.
Qui si lavora d’anticipo, si va di happy hour per augurare di rivivere le stesse emozioni. Le sensazioni sono buone, ora palla al campo.

Alè Udinese

Biancamaria Gonano
Presentazione Udinese 2014-15 e notte bianca 019

Ancora tu… (ma non dovevamo vederci più?)

L’anno (calcistico) che verrà continua a riservare sorprese. Partito all’insegna dell’innovazione comunicativa e formale con l’apparizione di un giovane e battagliero Stramaccioni in sala stampa un mesetto fa, oggi è al secondo capitolo del romanzo “ Udinese 2.0”.
Il Capitano Di Natale si presenta davanti alle telecamere, agli obiettivi dei fotografi e ai taccuini dei giornalisti il primo giorno del preritiro della nuova Udinese. Non più vacanze extra concesse al goleador dei record quindi, non più un arrivo dilazionato con il gruppo già a sgroppare ad Arta come accadeva di norma nella gestione Guidolin.
Totò arriva in camicia chiara a far da padrone di casa, ad aprire le porte della nuova avventura. Un gesto simbolico e significativo per dare l’impronta di leader di un gruppo variegato e multietnico con estremo bisogno di guida e di riferimento. Un capo banda, insomma, di quelli col frontino sopra gli occhi un po’ schivi e furbetti.
Il nuovo che continua ad avanzare e che sembra contraddire il detto: “largo ai giovani”. Qui è il quasi trentasettenne Capitano di lungo corso a battezzare la nuova stagione sportiva, spalleggiato dal DS Cristiano Giaretta.
“Devo stare bene per dare il massimo con il nuovo staff. Il Mister mi ha fatto una telefonata una settimana fa chiedendomi di essere qui oggi e gli ho detto subito di sì. Non mi spaventa sapere che il Mister ha solo un anno più di me…fisicamente sto meglio di lui…!” Totò è in vena di battute anche se sembra scalpitare per finire alla svelta la rassegna delle domande.
“Mi mancano sette goal per i fatidici 200. quello è il mio obiettivo anche se mi piacerebbe raggiungere i 205 di Baggio. Ho avuto la fortuna di parlarci qualche tempo fa e per me sarebbe un onore. Ci posso arrivare”.
La mente va ai mesi un po’ turbolenti di un’annata difficile per i colori bianconeri. Alle parole che minacciavano un suo addio e che hanno lasciato trepidanti ed in ansia il popolo bianconero: “ Effettivamente tre mesi fa non avevo più voglia di giocare, devo essere sincero. Poi il colloquio con il Presidente e la famiglia Pozzo mi hanno fatto cambiare idea. Ci hanno messo del loro anche mia moglie e i miei figli. Mio padre inoltre non sta bene e mi piacerebbe renderlo orgoglioso di me raggiungendo i 200 goal ”. Di Natale ha incontrato Stramaccioni proprio oggi e su di lui il bomber campano spende queste parole di apprezzamento: “ E’ una bravissima persona che ha tanta voglia di mettersi in gioco in una piazza importante”. E sul Mondiale cosa dice Totò, fino in primavera in forse fra i possibili convocati di Prandelli: “ Il Mondiale? Quale Mondiale?… – ironizza – bisogna lavorare di più sul settore giovanile e voltare pagina. Secondo me lo vince l’Argentina che ha avuto una fortuna incredibile” E Balotelli, spesso additato da molti, diventerà mai grande? “ Non è giusto prendersela solo con lui, non può essere l’unico colpevole”. E una parola Totò la riserva a commentare l’ipotesi che vedrebbe il suo ex allenatore Guidolin come nuovo CT della Nazionale: “ Il Mister se lo meriterebbe, è una persona seria, con grandi valori e dopo trent’anni di panchina credo sia pronto per la nazionale”. Di Natale parla anche di Stankovic come secondo di Strama, un avversario che ha spesso incontrato in campo in questi anni di duelli pallonari: “ La sua esperienza può dare tanto, è un bene per il calcio vederlo in panchina”.
Di Natale concede una battuta sul modulo guidoliniano 3-5-1-1 disegnato a pennello per valorizzare il gioco di Totò, che tanto stupì per la sua efficacia nelle storiche stagioni che portarono in Europa e che invece lo scorso anno sembrò non essere più in grado di stupire e di ferire: “Sarà il Mister a decidere. Se sto bene mi posso adattare a qualsiasi modulo, anzi, se c’è qualche ragazzino ad aiutarmi davanti è meglio per me…”. Ed infine lo Stadio Friuli, ritrovato dopo un mese e mezzo di assenza e che continua ad essere divorato dalle ruspe. Un senso di straniamento provato anche dal bomber: ” Prima non trovavo nemmeno gli spogliatoi, non c’era più il mio posto…. Credo che il prossimo anno diventerà lo stadio più bello d’Italia dopo quello della Juventus”.
Poi il mitico numero dieci se ne va salutando la platea di giornalisti e cedendo la parola a Giaretta per un punto sul mercato: “ I convocati saranno 32 con oggi, la prossima settimana potrebbero aggregarsi altre otto pedine. Contiamo di potenziare il centrocampo con un giocatore in grado di fare le due fasi, a prescindere dall’eventuale partenza di Pereyra. Poi daremo tempo al Mister di valutare la rosa. I portieri saranno sette, un piccolo record. E ‘ chiaro che poi si dovrà sfoltire. Muriel rimane una pedina su cui puntare perché le sue potenzialità sono inespresse e devono emergere per forza. Guidolin si unirà allo staff ai primi di agosto dopo le meritate vacanze. Il lavoro di visionare oltre cento ragazzi nel mondo è enorme. Per noi Guidolin è un valore aggiunto”.

Biancamaria Gonano
07.07.2014
TOTO' GOAL

L’UOMO DELLA STORIA ACCANTO

Con la partita di oggi a Genoa, Francesco Guidolin raggiunge Giuseppe Bigogno con 172 panchine di serie A con l’Udinese, diventando l’allenatore bianconero più longevo di sempre.
E si appresta a scrivere un’altra storia dei record bianconeri. Ieri in conferenza stampa il Mister aveva commentato così: “ Sono molto contento, sono i record che mi piace battere in questa realtà. Per me è motivo di grande orgoglio e mi fa sentire bene, mi fa sentire importante QUI”.

Sembra che abbia persino pudore a lasciarsi andare troppo ai suoi sentimenti, teme di apparire troppo mieloso e, forse, “ruffiano”. In realtà, non sarebbe capace di dire una cosa che non pensa.
Ultimamente appare più taciturno del solito, forse deluso da qualche spaccatura che l’ultimo campionato ha creato a livello di tifoseria, ma quando parla del suo attaccamento a questa terra e a questa società il suo volto si riaccende e le parole diventano profondi solchi, pesanti, vere, non scontate.

Non si è mai lasciato andare a proclami, nemmeno quando veleggiava in mari d’alta classifica; non ha mai preteso campioni dalla sua società anche dopo cessioni importanti e ha sempre inventato nuovi talenti, in silenzio, lavorando sui campi di allenamento con una perfezione certosina.
Felice quando il sole gli consente i suoi giri in bici nel cuore verde del Friuli, anonimo e libero come il vento. Poche volte, per la verità, in questo inverno strano, piovoso e cupo come spesso i momenti della sua Udinese.
Questo è il suo essere contenuto, pacato, restio a troppi riflettori.

Ma quest’anno leggo nei suoi occhi un’amarezza e una tristezza che non l’avevano mai abitato. Credo dipenda dal fatto di essere stato messo in discussione dalla tifoseria quando i risultati non arrivavano. In tutte le società avviene come regola che accompagna i momenti di crisi delle squadre. Qui no, non proprio a me, avrà pensato, con l’orgoglio che è quello di chi ha fatto miracoli con normali mezzi a disposizione. Non è superbia, solo bisogno di sentirsi approvato ed amato. Chi di noi non lo pretenderebbe?

E lui, dopo le varie dichiarazioni d’amore incondizionato per la maglia bianconera che lo porterebbero a chiudere al carriera qui, non se l’aspettava. Quei mugugni sono stati deleteri più di una fila di sconfitte anche se sono stati sempre addolciti dall’affetto degli affezionati e dalle parole di stima della società che non ha mai pensato nemmeno per un attimo di far finire un idillio troppo profondo e radicato.

La sua sensibilità, il suo orgoglio e la sua piega sempre umana sono la sua ricchezza e il suo punto di fragilità. Il fianco scoperto da mostrare e un’apparente incapacità a battere i pugni sul tavolo.
In un mondo di eroi di cartone, belli nei loro musi duri e nei loro sorrisi di circostanza, incravattati nei loro ruoli impostati, il nostro Francesco sa tanto di casa, sa tanto di vero, sa tanto di amico.

Però credo che debba togliersi di dosso la sensazione che un amore sia finito. Sembra un innamorato ferito, pronto a tirare coltelli perché è stato tradito.
francesco-guidolin
Mister, tu sei l’uomo della storia accanto per noi, sei arrivato dove nessuno è arrivato ma sei rimasto sempre “friulano come voi”. Hai scritto pagine di record e continui a scriverne.
Congratulazioni per questo nuovo traguardo. Ne aspettiamo altri in bianconero. Questa è casa tua, ricordatelo. Prendi la bici, la stagione delle piogge sembra passata.

Biancamaria Gonano

Guido nel cuore della Carnia

Una notte gelata e limpida ha contribuito a rendere ancor più cristallina la serata carnica di Francesco Guidolin. Le sue uscite nei club sono rare e per questo, il club di Arta Terme intitolato a lui, ha potuto goderselo per bene ieri sera.
Era l’occasione del battesimo del club, giovane di due anni e mezzo che ha chiamato nel “Comune Rustico “ caro a Carducci molti tifosi bianconeri un po’ intirizziti ma caldi nel cuore. Il numero più grande proveniente dalle valli della Carnia con i club di Paularo e Amaro ma numerosi anche gli amici provenienti dal Friuli, rappresentati dal tifo organizzato di Carpacco, Caporiacco, San Giovanni al Natisone, San Daniele fino al mare di Lignano.
Una serata iniziata con l’abbraccio dei tifosi verso il Mister, la richiesta di foto, autografi e culminata con il suo discorso di saluto amichevole e per nulla retorico. Guidolin ha sottolineato ancora una volta il suo sentirsi vicino al popolo delle montagne del Friuli, a lui tanto care e ha scherzato sul fatto che in 25 anni di panchina è la prima volta che un club sia intitolato a lui: “Sono felice che si trovi proprio qui ad Arta, cittadina che ci coccola nei ritiri estivi. Ma non stupitevi, io sono come voi, mi sento vicino al vostro carattere e qui da queste parti vengo almeno una volta al mese a fare una bella mangiata”. Non è la prima volta che Guido parla del suo legame viscerale con la nostra regione e della sua appartenenza ad una terra che “ è casa mia”.
Il sindaco e il presidente del club Giovanni Radina hanno completato il momento di rito, insieme alle parole del presidente dell’AUC, Edy Morandini che ha ricordato a Guidolin che “noi la sosterremo sempre, così come sosteniamo l’Udinese e sarà sempre così”.
La serata è continuata con una lotteria benefica e molte danze in cui hanno brillato molti proventi ballerini che la domenica si trasformano in tifosi calienti sugli spalti del Friuli.
Alè Udin.

Biancamaria Gonano
11.12.2013
Guido ad Arta dicembre 2013 015

Come il sole all’improvviso

Parto da ieri, dalla conferenza stampa del Mister. Avevo già il microfono in mano pronta a lanciarmi in una domandina per niente tecnica ( lascio ai bravi colleghi veri l’impresa di trovare sempre nuove domande da rivolgere al tecnico di Castelfranco) ma adatta ad una ragazzina delle scuole superiori alle prese con i suoi temi di italiano. Sono molto curiosa e mi piace andare oltre gli schemi. Per questo non sarò mai una giornalista, quando si tratta di questa Udinese. Se posso porto in quella sede una domanda legata ai tifosi, qualche aneddoto. Ieri mi premeva evidenziare che, nelle cose della vita, il clima influisce molto, dà rilievo alle belle imprese, incupisce le miserie quotidiane. Ma il Mister mi ha anticipata e ha ricordato quando, solo qualche calendario fa, aveva invitato l’ambiente a “godere del sole”, in riferimento alla posizione da podio della sua meravigliosa squadra che non smetteva di fare punti. Fu prima in classifica per molte settimane, se ricordate. Il suo “godere del sole” era un carpe diem da viversi alla grande perché i tempi cupi e piovosi sarebbero arrivati. E così è stato. E’ la situazione non solo atmosferica che stiamo vivendo quest’anno. Con il microfono in mano mi sono lanciata in un “Mister, mi ha rubato la domanda: quest’anno nelle partite in casa non abbiamo mai potuto godere del sole. Sarà per quello che nemmeno quello dei risultati sembra splendere su Udine. Però dicono che domani migliora…”.
Volevo solo sdrammatizzare e osare sperare ciò che oggi si è puntualmente avverato: finalmente abbiamo visto l’anfiteatro delle nostre belle montagne innevate illuminato da un sole giallo e luminoso. Da quella posizione di Curva Sud non le avevo mai viste. Una meraviglia, un piacere degli occhi accompagnato da una brezza furbetta, pulita e frizzantina.
Una situazione che mi mancava: la sensazione di benessere e di respiro sciolto, sereno.
Guidolin ieri non sorrise particolarmente alla mia ingenua considerazione ma incalzò un “Siamo noi che dobbiamo migliorare”. Bene, da appassionata di calcio più che trentennale sotto il campanile dei Rizzi posso dire che oggi mi sono riempita i polmoni e lo sguardo di bel gioco, di sgroppate convinte. I giocatori correvano, sbranavano fette di campo verde, aggredivano avversari, osavano. Ho visto un bel valzer di azioni armoniche, una grinta aggressiva da cingolati con cuore, anima e voglia di vincere.
Al gol sono saltata in aria come una molla ma soprattutto alla fine delle ostilità mi sono sciolta in un abbraccio potente e liberatorio come un respiro rilassato. Sono uscita dall’apnea, immagine che mi ha suggerito la mia amica Monica, maestra che non spreca mai parole a caso e che domani andrà in classe e i suoi bambini saranno felici di vederla sorridere per la vittoria della sua Udinese.
Uscendo la mia espressione è cambiata: il mio mal di stomaco cronico è miracolosamente sparito lasciando dietro a sé uno sguardo fiero e sbarazzino, quella felicità del bambino che vede nevicare e sa che non andrà a scuola. C’erano le giostre di Santa Caterina alle spalle, i chiassosi autoscontri, le spaziali astronavi che ti lanciano lassù, spaccandoti il cuore e facendoti vibrare la cassa toracica. C’era aria di baracca, mista all’odore delle frittelle.
Al terzo tempo imperversava la porchetta degli amici di Roveredo in Piano, affettata dal buon Rudi, per me un sapore familiare e per i tanti tifosi radunatisi una festa per palato e pancia. E un profumo magnifico che catturava come una calamita.
Questo non è un articolo ma un canto di gioia perché la mia Udinese è tornata a vincere. Nessuno è capace di rendermi più felice, soprattutto quando l’urlo che ho dentro vuole uscire e gridare che noi siamo qui. Come il sole all’improvviso.
Godiamoci il sole, avevi ragione caro Guido.
Forza ragazzi, vogliamo sognare ancora.

24 novembre 2013
Biancamaria Gonano

Guidolin sempre più uno di noi

guido_deluso
Il tecnico Francesco Guidolin ha ricevuto l’attestato di “benemerito di origine foresta”.

Una cerimonia semplice ma bella ed emozionante quella organizzata dal “Fogolar Civic” e “Accademie du Friul” per la consegna di cinque attestati di cittadino “benemerito di origine foresta”, in occasione delle celebrazioni per il 790° compleanno della città di Udine. In Piazza San Giacomo, davanti a tanta gente, Guidolin ha ricevuto l’attestato dal prof. Alberto Travain, presidente del Fogolar Civic. Con lui, nominati “benemeriti foresti” anche il sacerdote Nicolino Borgo da Rivis, il maestro elementare isontino Alfredo Orzan da San Lorenzo, il giornalista Mauro Tosoni da Paularo e il medico Lorenzo Ventre da Avellino. E’ stata ricordata la figura della pittrice e opinionista Leila Caselli.

Al termine della cerimonia il tecnico di Castelfranco Veneto, ma ormai udinese d’adozione, ha rilasciato una breve intervista a Udinese Channel. “E’ stato un bellissimo momento, un attestato che mi onora e mi fa sentire ancora di più uno di questo territorio e di questa città, sono venuto molto volentieri. La cerimonia è stata semplice ma molto bella e toccante”.

Importante sottolineare che l’attestato le è stato consegnato per la sua “friulanità” e non solo per meriti sportivi… “Sì perché io sento dentro qualcosa che mi lega e mi attrae di questa terra e di questa città, lo dico da sempre e ovviamente a maggior ragione da quando ci vivo. Per me è stato sempre un obiettivo pensare di lavorare qui e adesso che ci sono mi sento sempre di più più come un friulano. Sarà per il mio carattere, la tranquillità, il territorio, le colline e le montagne ma qui mi sento a casa”. Guidolin ha chiuso l’intervista rivolgendosi così ai friulani attraverso la telecamera: “Sempre più uno di voi”!

13 settembre 2013 (Fonte Udinese.it)

Ho riportato le parole del comunicato del sito ufficiale dell’Udinese calcio apparse ieri. Vi aggiungo un “Evviva Mister, il Friuli ti ha adottato e tu l’hai sposato per sempre. Sei un uomo di valore e la gente ti ama per questo”. Seguirà un mio scritto al momento opportuno. Intanto … in alto i cuori perché…NOI VOGLIAMO TANTO BENE A FRANCESCO GUIDOLIN!

Legami di famiglia – Guidolin fino al 2017

E’ arrivato in punta di piedi il Condottiero ma prima di iniziare a parlare alla sua prima conferenza stampa della stagione calcistica 2013-14 è arrivata la bomba dell’estate: il rinnovo del contratto fino al 30 giugno 2017 per bocca del DG Franco Collavino. Si è fatto attende qualche giorno il Mister tanto amato da tutti i friulani ma ne valeva la pena.

Nero su bianco le due parti hanno deciso di consolidare con decisione un idillio ammirato ed invidiato in tutta Italia. Francesco Guidolin potrà allora diventare davvero un Sir Ferguson nostrano, materializzando un sogno voluto dalla società e dai suoi tifosi, nonché dal Mister stesso che, solare e disteso, ha sottolineato una volta di più il suo amore nei confronti del territorio e del club, nonostante le richieste oggettive di alcune “grandi” a maggio scorso: “Non si potrà dire che delle squadre importanti non mi abbiano cercato, ma io resto qui” – aveva dichiarato alla folla dopo la vittoria di San Siro, scatenando il boato sotto la tribuna. Perché solo lui riesce nell’intento di infiammare i friulani, lui e i goal di Totò. Il matrimonio fra l’Udinese, la sua gente e il suo tecnico è destinato a durare a lungo.
Francesco_Guidolin

Durante la festa del 21 maggio per la conquista dei Preliminari di Europa League dissi che l’immagine più bella della serata era l’abbraccio fra Paron Pozzo, Guidolin e Di Natale immortalati con una sciarpa bianconera a legarli. In queste settimane, prima con la firma del super bomber, oggi con quella di Super Francesco i tifosi sognano un progetto che, concretizzato in uno stadio che nascerà sotto i loro occhi, avrà fra le braccia qualcosa di grande da cullare. Alzeremo un trofeo? Anche le magliette presentate l’altro giorno, davvero importanti e di valore, sembrano dire che l’ambiente è pronto per non essere più solo una provinciale con i fiocchi. Il calcio mercato quest’anno non è stato una corsa ai saldi e l’Udinese ha tenuto i suoi pezzi da novanta.

C’è la sensazione che i tempi siano maturi. C’è la consapevolezza di essere una squadra grande, aggettivo attribuibile per la continuità di rendimento elevato. Non una secchiona, ma una studentessa motivata, non più rivelazione, un bel viso schietto da otto.

Sono reduce da un viaggio a Malta: un cameriere maltese, durante una pausa caffè mi chiese se tifavo per Milan o Inter. Io gli risposi convinta che “non seguo il calcio minore e che per me esiste solo l’Udinese. “Do you know it? Certo, Di Natale…e i Pozzo sono molti intelligenti”. Era milanista ma evidentemente se ne intendeva di calcio.

Noi che ci abbiamo sempre creduto ci troviamo in una bella piscina a sguazzare adesso. Ne abbiamo passate tante ma adesso la brezza di mare invita a guardar sereni all’orizzonte. Non perché abbiamo la sfera di cristallo ma perché la fiducia nel progetto Udinese è illimitata come l’amore incondizionato che ci gonfia il petto. Il progetto pesa, non è frutto del caso ma di una trama di fili colorati armoniosamente legati.
Udinese, la passione è la nostra forza. Alè Udinese, buon lavoro Guido, il campo ti aspetta.